Oggi abbiamo l’opportunità di ricordarci che è bello essere umani, con le nostre fragilità, con i nostri sogni e le nostre paure e nessun essere umano dovrebbe essere spogliato della sua dignità
In questi giorni, anche sul nostro giornale, abbiamo lanciato delle proposte cinematografiche, televisive, per poter approfondire il tema della Shoah. Poiché questo è un tema che non sarà mai superato, poiché esso risulta, purtroppo, sempre nuovo. Sempre attuale.
Le dinamiche della discriminazione nazista, e fascista, sono da attenzionare perché dobbiamo sempre essere vigili affinché non si ripetano più eventi simili. E potrà sembrare certamente retorico dire che “quello che è stato non si dovrà ripetere più”, ma non è così scontato se pensiamo a quante discriminazioni e soprusi si compiono ancora ogni giorno, a volte anche sotto i nostri occhi.
La ‘malattia’ che ne potrebbe derivare è una sorta di indifferenza mista a spaesamento, che ci fa diventare muti e, talvolta, sordi ai bisogni degli altri.
In fondo, se ci pensiamo bene, abbiamo da imparare ogni giorno la lezione più importante di tutte, ed è una lezione che va al di là di ogni credo religioso. L’uomo, cioè, è fatto per condividere, non può farne a meno e, certamente, non VUOLE farne a meno. Ma a condividere i momenti fortunati siamo, probabilmente, più capaci. Entrare nei panni degli altri quando, invece, le cose si mettono male, quando bisogna toccare con mano la sofferenza vera, allora questo può risultare difficile.
Il senso del Giorno della Memoria
Se dovessi riassumere dunque il senso del Giorno della Memoria potrei dire che oggi abbiamo l’opportunità di ricordarci che è bello essere umani, con le nostre fragilità, con i nostri sogni e le nostre paure. Ma essere umani, soprattutto, per condividere e vivere insieme agli altri, e non permettere che gli altri soffrano, che siano considerati meno di un altro essere umano.
Il film che rivedrei volentieri, e che consiglio di vedere, allora, e che calza a pennello con il mio pensiero è proprio “La vita è bella”. Perché, sempre seguendo il flusso di un pensiero, sarebbe più semplice lagnarsi del dramma, e sarebbe molto più difficile dire che “la vita è bella”. Eppure nel magistrale capolavoro di Benigni ci viene mostrato proprio questo, con un lavoro stupefacente su una pagina di storia tra le più tristi. Un padre, sfiancato dalla deportazione nazista, che non perde la voglia di trasmettere la gioia di vivere al proprio figlio, salvandolo, in tutti i sensi. Per potergli far dire, un giorno, che “sì, la vita è bella!”.
Riconoscere la bellezza della vita, specialmente quando essa ci mette alla prova, questo può essere uno dei tanti messaggi del Giorno della Memoria.