Stiamo vivendo un’epoca davvero complicata. Nessun DPCM, nessun provvedimento potrà mai metterci d’accordo, nelle nostre vite diverse, nelle svariate attività che svolgiamo. Non ci sarà nulla che potrà davvero metterci insieme.
Le regole, di nuovo più stringenti, impongono ai più una pazienza che è stata smarrita da tempo. Sono mesi, ormai, che si combatte contro questo virus e, a una prima occhiata, pare che ne facciano le spese sempre le fasce più deboli. Chi ha un’attività, con la quale vive e procura lavoro anche ad altre persone, sta vivendo momenti di vero scoraggiamento.
C’è chi crede che il virus non esista, che sia soltanto un’invenzione strategica per far calare il Paese a picco, per ‘venderlo’. C’è chi, invece, ha toccato con mano la gravità che può travolgere la vita di colpo: la perdita di un proprio caro o, lavorando negli ospedali, la sofferenza e la solitudine dei malati di Covid che non possono vedere i propri familiari. La pressione nelle terapie intensive, la morte.
Eppure il virus rimane un rebus: perché a fronte di molti morti ci sono anche gli asintomatici, che ci mandano letteralmente in tilt e che rafforzano la convinzione, che alberga in alcuni, che si tratti di una normale influenza.
Come si fa a trovare una direzione in questo caos? I disordini nelle piazze, nelle strade, sono già iniziati, come sappiamo dalle cronache nazionali. E tra di noi, anche nel nostro piccolo, a volte si arriva a litigare per una mascherina che lascia fuori il naso, o abbassata, o assente del tutto, per un metro di distanza non rispettato. Perché viviamo nella paura dell’altro e anche nella paura di essere noi un pericolo per gli altri.
C’è ansia, sdegno, smarrimento: sono sentimenti normali in una situazione del genere. L’auspicio è che queste nuove restrizioni siano davvero l’antidoto per uscire al più presto da una situazione che è ancora critica.
Salvaguardare la salute, la vita dei cittadini e, al contempo, l’economia, per non farli morire di fame, credo sia uno dei compiti più difficili da assolvere e, allo stesso tempo, non sento di potermi arrogare il diritto di dire che “io lì, su quello scranno, farei meglio”. Ma su questo punto molti avrebbero tanto e tanto da dire.
Comunque, voglio ugualmente sperare che chi si trova in seria difficoltà abbia gli aiuti giusti per andare avanti e che tutto questo marasma non ci porti a farci la guerra tra di noi. L’auspicio è che nel più breve tempo possibile si possa dire che siamo finalmente fuori dal tunnel, anche con delle cicatrici indelebili.