Taormina: Ian McEwan al Taobuk

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Anche dopo la serata di gala del 23 giugno, le emozioni non terminano al Taobuk. Un ospite di punta della kermesse letteraria di quest’anno è Ian McEwan, prolifico autore britannico molto apprezzato anche in Italia per i suoi romanzi e le antologie di racconti.

Alla domanda d’apertura del suo incontro, con il leitmotiv dell’edizione di quest’anno – il Desiderio – Ian McEwan ha risposto catalizzando la sua attenzione sul rapporto sentimentale di una coppia, svolgendo una disamina esauriente circa lo sviluppo delle modalità con cui il sentimento è stato espresso nel corso dei secoli.

Ha infatti parlato della letteratura del passato, con le sue descrizioni delicate che non sacrificavano comunque un loro grado di tensione amorosa. Questo stile è stato dimenticato, favorendo un ritorno a un certo grado di machismo, dell’idea dell’uomo forte e di successo che non deve chiedere e che può ottenere tutto. Secondo McEwan questo atteggiamento è da evitare, perché si corre un alto rischio di mercificare il corpo stesso della donna.

Eppure anche questo modo di esprimersi è da analizzare, da osservare, perché al giorno d’oggi è solo una delle tante espressioni con cui si può esprimere l’amore, che diviene un sentimento sempre più complicato da manifestare a parole o a gesti. Spesso, infatti, si potrebbe rischiare di inciampare in atteggiamenti ed espressioni che potrebbero far percepire una manifestazione d’amore come una molestia, un tentativo di violenza psicologica o un modo che ricorre a un numero spropositato di cliché.

La discussione sull’amore si amplia analizzando un altro modo con cui il sentimento può manifestarsi.

McEwan ha parlato di una sua vecchia storia: un uomo ricco si era invaghito di una donna manichino che, per ovvi motivi, non poteva rispondere alle sue sollecitazioni. Questo modo “sfuggente” della donna faceva sorgere nella mente dell’innamorato l’idea di essere il destinatario delle attenzioni della sua amata.

Tuttavia, una forte ondata di gelosia sconvolge l’uomo quando quest’ultimo percepisce che le attenzioni del manichino si spostano sulla figura dell’autista, facendo sprofondare il protagonista in una spirale di ossessione e di amore compulsivo.

Con questo racconto McEwan ha operato un parallelismo con l’esperienza poetica degli stilnovisti italiani, descrivendoli quasi come lo stesso uomo ricco innamorato del manichino, in quanto, molto probabilmente, neanche loro avranno mai parlato con le donne che hanno ampiamente tratteggiato nelle loro opere. «Tutto ciò assomiglia quasi a un dialogo tra un amante e la sua amata che si trova però dall’altra parte di un lungo tavolo. Distanti», spiega McEwan, «Facendo così si può effettivamente esprimere un grande amore, ma si rischia anche di incappare in un sentimento patologico, in cui si creano veri e propri castelli in aria, perdendo sé stessi all’interno di una storia vagheggiata. Si crea una ossessione per l’idea stessa dell’amore».

Parlando d’amore non si è potuto non conversare sull’importanza della passione per i classici della letteratura.

«La lettura e la scoperta dei classici è come una conversazione che continua nei secoli tra i grandi che sono venuti prima di noi e i contemporanei. Dobbiamo essere consapevoli del nostro passato per capire il nostro futuro e costruire il nostro presente», dice McEwan, che, parlando di una sua esperienza personale specifica: «Ogni scrittore che si rispetti dovrebbe seguire la massima di Newton “dobbiamo stare sulle spalle dei giganti”. Altrimenti, senza conoscere il passato e i suoi giganti, si rischia di credere di aver trovato un espediente narrativo originalissimo, peccando di superbia, senza sapere che molti espedienti sono stati già utilizzati da altri nel passato. Ed episodi simili si sono verificati anche con alcuni miei studenti dei corsi di scrittura creativa», anche perché, aggiunge, «Tutti gli scrittori che si credono grandi, dei giganti, solo perché in questo periodo sono riusciti a vendere molte copie, sono destinati a non durare».

L’autore britannico, a Taobuk, svela anche quello che sarà il tema del suo prossimo romanzo, Machines like me, presto tradotto anche in Italia. Ne parla così l’autore stesso: «Adamo, più intelligente del mio protagonista, è un robot. Il protagonista regala questo robot alla madre ma poi finisce che la sua amata si innamora di questa macchina. L’intelligenza artificiale ci impone scelte e riflessioni morali perché irrompe nelle nostre vite, e ci impone scelte che non avevamo preso in considerazione. Stiamo vivendo un cambiamento civile».

Si prospetta quindi un romanzo incentrato sulla tecnologia e il rapporto che l’essere umano ha con essa, con particolare enfasi data alle intelligenze artificiali e alle scelte morali dell’uomo.

Antonino Mangano

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