Parole chiave delle riforme proposte riguardano le energie rinnovabili, il potenziamento delle infrastrutture esistenti con conversioni al green, decarbonizzazione.
In piena sintonia con la vision che è stata sostenuta dall’UE per il prossimo ciclo di programmi 2021-2027, Legambiente ha prodotto un dossier che invita a rilanciare lo sviluppo nazionale partendo proprio dal settore green.
Sono 23 le priorità evidenziate dal documento, con 63 progetti territoriali e 5 riforme per sostenere la transizione ecologica.
Nel documento vengono delineate le modalità con cui impegnare i 69 miliardi destinati alla transizione verde e i 32 miliardi per le Infrastrutture per la mobilità sostenibile.
La Rete ecologica siciliana
La tutela del territorio e il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie – con implementazione dell’alta velocità – vanno di pari passo con lo sviluppo di una rete ecologica siciliana, ovvero la creazione di una infrastruttura verde che connetta gli ambienti naturali e gli habitat in cui si conservano diversità biologica e paesaggistica, e con l’apertura siciliana all’economia circolare, per cui, secondo Legambiente, la Sicilia risulta essere ancora carente soprattutto nelle tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, dove il trattamento dell’umido e la decarbonizzazione delle lavorazioni agricole risultano essere deficitari.
La sostenibilità non vuole lasciare scoperte nemmeno le isole minori, che vengono proiettate in un Piano per le Isole Minori Sostenibili, che prevedrebbe di estendere i benefici e gli investimenti di queste linee programmatiche anche a questi luoghi.
Il green, da ciò che sembra prefiggersi Legambiente, non esclude lo sviluppo e il miglioramento dei servizi, della vivibilità delle grandi città e di alcuni settori di enorme importanza strategica per l’economia siciliana, come quello portuale. In effetti, tra i progetti di Legambiente rientra anche l’elettrificazione dei porti delle tre città metropolitane, che permetterebbe di abbattere i livelli di inquinamento in questi capoluoghi.
I progetti da non finanziare secondo Legambiente
La stoccata viene inferta invece ai progetti da non finanziare, tra i quali spicca la sempiterna questione del Ponte sullo Stretto di Messina, seguita dall’aeroporto di Milazzo-Barcellona Pozzo di Gotto, dal porto hub di Marsala, dalla funivia tra l’Etna Nord e l’Alcantara, dalla pedemontana palermitana e dall’intervalliva Tirrena-Ionio.

Sicuramente Legambiente ha posto l’accento su spunti di riflessione fondamentali per ipotizzare scenari e settori su cui investire nell’immediato futuro, se si considera che il tema della transizione verde, come specificato, rientra tra le priorità e gli obiettivi che l’UE si è prefissata.
Il green e tutti i settori a esso connessi, data la ricchezza di risorse rinnovabili, la variegata biodiversità e la mancanza attuale di importanti investimenti, farebbero della Sicilia il luogo ideale su cui concentrare sforzi e interessi economici, contribuendo a una crescita dell’isola e a un rilancio del suo mercato e del comparto produttivo, garantendo opportunità di lavoro alle generazioni rimaste e, chissà, anche incentivando un rientro dei cervelli fuggiti dall’Isola.