Conosco Stefania da poco più di un anno, e in questo lasso di tempo mi sono sempre chiesta cosa passasse per la testa di una scrittrice. Chissà che personaggi abitano la sua mente, chissà che avventure fantastiche. Stefania Tedesco è una scrittrice diversa da quelli che si trovano in giro: come tutti i buoni scrittori, ascolta, ma a differenza della massa è capace di disinnescare qualsiasi situazione con una battuta ironica che fa calare il silenzio in prima istanza, e poi impossibile non cedere alle risate. Ridi e non ti viene da pensare ” questo è un buon aneddoto per il suo prossimo libro”.
Cecilia Orlandi, la protagonista dei suoi libri, è come lei: disinnesca situazioni, e fa deflagrare emozioni. Chiedo a lei di raccontarmi qualcosa in più di questo secondo capitolo della saga del commissario Orlandi, incominciata con Nuvole Grigie.
-Secondo capitolo delle avventure di Cecilia. Cosa ci possiamo aspettare?
Sicuramente più dinamicità. Il primo romanzo era un delitto “a camera chiusa”, sullo stile della maestra Agatha Christie: l’omicidio avviene su uno yacht e le indagini avvengono tra l’imbarcazione e l’ufficio del commissario, necessariamente l’omicida era tra i partecipanti alla gita. In “Ciatu mei” Cecilia, invece, l’ufficio lo vede molto poco, si troverà a frequentare molto di più Roccia Marina durante le ricerche. Il caso iniziale è la scomparsa di un ragazzo, Mino Gallo, un giovane che è nel giro della droga e vorrebbe ribellarsi alla situazione. Il ritrovamento del suo cadavere metterà in moto tutta una serie di ricerche che apriranno a nuove piste e… a nuovi delitti!
-Per chi si fosse perso il primo capitolo, un breve identikit di Cecilia?
Cecilia Orlandi, classe ‘75, è un commissario di Polizia. È nata a Palermo, ma ha una storia familiare complessa alle spalle, così riassunta: abbandonata in ospedale alla nascita, adottata all’età di otto anni da una coppia messinese, all’età di quindici anni nascono due gemelli e questo evento destabilizza molto Cecilia, tanto da ammalarsi di disturbi alimentari. Cresce, si fa la sua carriera in Polizia, trova una sorta di equilibrio con sé stessa; fino a quando nel 2011, durante una gita in moto, suo fratello Lorenzo perde la vita e lei se ne sente responsabile. Da lì ripiomba nel tunnel dei dca, chiede il trasferimento da Messina a Roccia Marina, per cominciare una nuova vita lontana dal suo nucleo familiare.
-Si sa che gli scrittori evolvono, cambiano, anche se restano affezionati ai loro personaggi. Cosa è cambiato nel tuo approccio a loro? Hai un preferito? Ovviamente, se si, ora ci dirai quale.
Scrivendo due romanzi in prima persona con il punto di vista di Cecilia, è normale che la mia preferita sia lei. Nel commissariato ho una predilezione per il vice commissario, Alfonso De Caro, e non perché sia un personaggio “meritevole”: è il classico lavativo, scaricabarile, forte coi deboli ma debole coi forti, conosciamo tutti una persona così; in questo romanzo mi sono divertita fargli passare un po’ le pene dell’inferno. Dei non ricorrenti in “Ciatu mei” sicuramente Aisha e Paolo Manchard che, per evitare qualunque spoiler ai lettori, posso solo nominare. Che poi, “non ricorrenti”, vedremo…!
Per risponde alla prima domanda: il mio approccio con i personaggi, ma soprattutto alla scrittura in generale, è cambiato per via della consapevolezza. Vado a spiegarmi meglio: il primo romanzo è nato senza nessuna velleità di essere pubblicato, anzi. “Ciatu mei” nasce invece dopo l’onda d’affetto e d’entusiasmo da parte dei lettori. Quindi, oltre ovviamente a divertirmi a scrivere, ho sentito un po’ la “responsabilità” di perfezionare la scrittura, per dare al lettore un prodotto migliore.
-Ciatu mei, il titolo del libro, è anche una bellissima espressione d’amore. Eppure l’amore in un giallo non è un fatto così scontato. Cosa ti ha spinto a declinarlo in questo modo?
Ti rispondo citando una canzone che è anche nel mio romanzo: abbiamo tutti “Un disperato bisogno d’amore”, declinato in più versioni. Il titolo del libro infatti si rifà al modo affettuoso con cui Bruno Orlandi appella sua figlia Cecilia, è quindi un amore padre-figlia, non importa che biologicamente non lo siano. Inoltre, già dal romanzo precedente Cecilia vive in una sorta di limbo relazionale, perché nella sua vita rientra il suo ex fidanzato, Renato Serra, un sostituto procuratore che da Palermo si era trasferito in Sardegna e dalla Sardegna a Cosenza. Anche in questo libro la vita sentimentale di Cecilia subisce qualche scossone, ma non posso proprio dire di più!
-So che non ti piace parlare di te, ma questa volta ti chiedo uno sforzo. Tu non sei Cecilia, il tuo personaggio, secondo te lei come ti definirebbe?
Come dicevo prima, scrivendo in prima persona, mi è venuto naturale (direi terapeutico) trasferire in Cecilia alcune cose del mio vissuto o del mio carattere. Sicuramente ironia e sarcasmo sono le nostre “armi” per sopravvivere e sdrammatizzare qualsiasi situazione, ma in altre cose siamo anche diverse. Lei, che non ha la mia diplomazia, direbbe di me che sono la classica persona “che potrebbe ma non si applica”, perché spesso mi faccio bloccare dalla timidezza e dall’emotività, Cecilia invece va avanti sempre come una schiacciasassi, senza aver timore di pestare i piedi alla gente. Io a Cecilia direi “Sì, però stai calmina, eh!”.
-Ogni scrittore ha il suo personale aneddoto per raccontare il suo inizio. Ci racconti il tuo?
Il mio inizio è estremamente recente, perché la prima esperienza di scrittura della vita è stata proprio “Nuvole grigie” (se togliamo dal curriculum i temi scolastici…), a settembre 2021. Aneddoti veri e propri non ce ne sono, se non che appunto una persona a me cara mi consigliò di iniziare scrivere qualcosa al pc, per dare ordine alla mia testa, e da quello che doveva essere solo un piccolo esperimento, poi è nato un romanzo vero e proprio, con una prima stesura fatta in tre mesi precisi.
-Per concludere, Stefania, cosa ti aspetti con questo secondo libro?
Sarei falsamente modesta se rispondessi “niente”, perché dopo l’entusiasmo delle persone con il primo romanzo è inevitabile augurarsi che il secondo piaccia allo stesso modo, se non di più. Se parliamo di sogni nel cassetto, mi piacerebbe che il romanzo superasse lo “scoglio” della tiratura piccola e arrivasse ovunque, ma insomma, un passo alla volta! Intanto sto già scrivendo il terzo…
Ciatu mei, seconda indagine per Cecilia Orlandi è disponibile in libreria e online.