Il Premier Conte: “Possiamo far ripartire il Paese”. Nelle casse italiane 127 miliardi come prestiti e 81,4 come trasferimenti diretti. Un negoziato record durato quattro giorni e quattro notti
Alla fine il tanto atteso accordo Ue sul Recovery Fund è stato annunciato: i leader europei impegnati in duri negoziati dallo scorso venerdì, alle 5,32 del mattino, dopo l’ ennesima notte di trattative hanno approvato per acclamazione e con applauso finale il testo di un vertice combattuto fino all’ultimo. All’Italia andranno 209 miliardi.
“Con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre”, le parole del premier italiano, Giuseppe Conte. “Non avrei mai consentito a nessun Paese il diritto di veto o di intromissione sull’attuazione di questo piano di rilancio nazionale. Ovviamente – continua Conte – è giusto che ci sia un sistema di verifiche, perché stiamo parlando di fondi europei, ma era una pretesa inaccettabile che un singolo Paese potesse esercitare un veto sull’erogazione dei fondi. C’è anche la possibilità, con il cosiddetto ‘freno di emergenza’, di portare una questione particolarmente complessa all’attenzione del Consiglio europeo, ma non si dò a nessun paese la possibilità di invadere le competenze della Commissione”.
Un negoziato record durato quattro giorni e quattro notti. Si tratta del summit più lungo della storia dell’Unione Europea. Il Recovery Fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi.
La sorpresa per l’Italia. Scrive il Corriere Economia: La parte di aiuti non rimborsabili scende di circa 50 miliardi nel complesso, ma per l’Italia c’è una sorpresa: i fondi a disposizione in totale possono salire dai 173 miliardi di euro della proposta della Commissione Ue a 209, dei quali 81,4 come trasferimenti diretti di bilancio e 127 come prestiti. Sono questi ultimi a salire molto, mentre i trasferimenti diretti scendono solo di poco. L’aumento (potenziale) si spiega perché nel compromesso emerso una quota degli aiuti — forse più del 30% — si divide in base all’andamento dell’economia nel 2020 e nel 2021. E se si confermano le previsioni della Commissione, l’Italia quest’anno e il prossimo avrà la performance più drammatica dell’Unione europea. Ci perdono invece i Paesi d’Europa Centro-orientale che soffrono un po’ meno la recessione da Covid. Da notare che il pacchetto da poco più di duecento miliardi, da investire su quattro o cinque anni, varrebbe circa il 12% del prodotto lordo dell’Italia: una cifra vicina alla caduta del reddito del Paese attesa per quest’anno, dunque una sorta di compensazione.