Nei giorni scorsi Facebook Reality Labs ha annunciato di essere a lavoro per la realizzazione di un nuovo dispositivo indossabile da polso per la realtà aumentata con un’intelligenza artificiale contestualizzata ma limitata in grado di adattarsi all’utente e all’ambiente che lo circonda. Progettato per interagire con gli smartglass già in cantiere dell’azienda di Menlo Park, sarà uno strumento capace di modificare il modo in cui interagiamo con la tecnologia e con il mondo circostante.
Da qualche anno gli smartwatch sono diventati, oltre che un’ottima idea regalo, un valido supporto non solo per chi vuole mantenersi in forma. Ne esistono di ogni brand e forma, di ogni materiale e colore per soddisfare davvero tutti gli stili e i gusti (e le tasche). Ed è anche molto utile, dato che quelli più completi e di ultima generazione mirano a sostituirsi allo smartphone. Infatti gli smartwatch dotati di supporto SIM possono effettuare e ricevere chiamate e messaggi proprio come un cellulare, senza attivare la connessione bluetooth.
Il prototipo presentato da Facebook, tuttavia, nonostante sia stato pensato per essere indossato al polso, non ha nulla a che vedere con gli orologi intelligenti attualmente in commercio. Cosa bolle in pentola nei laboratori di Menlo Park?
Un dispositivo che si controlla con la mente?
Quasi. L’obiettivo di Facebook Reality Labs è creare una tecnologia che possa rivoluzionare l’interazione tra l’uomo e la tecnologia. Un rapporto destinato a divenire sempre meno mediato dagli apparecchi fisici come il cellulare, grazie all’intelligenza artificiale, alla realtà aumentata e alle tecnologie indossabili. È in questa direzione che si sono mosse le ricerche di FRL iniziate già agli albori della sua fondazione, avvenuta sei anni fa.
Oltre agli occhiali intelligenti per la realtà aumentata, la cui tecnologia sembra richiedere ancora qualche anno di ricerche, FRL ha messo a punto un prototipo in grado di interagire direttamente con il corpo “leggendone” le intenzioni attraverso dei sensori per l’elettromiografia (EMG). Il dispositivo interpreta gli impulsi neuronali che il nostro cervello invia ai muscoli per eseguire specifici movimenti e determinate azioni.
Nel comunicato stampa si leggono le parole del direttore di FRL Neuromotor Interfaces Thomas Reardon: «Quello che stiamo cercando di fare con le interfacce neurali è consentirti di controllare la macchina direttamente, utilizzando l’output del sistema nervoso periferico, in particolare i nervi esterni al cervello che animano i muscoli della mano e delle dita».
Il controllo del dispositivo passa attraverso dei minimi movimenti delle dita, detti click intelligenti, o degli impulsi del cervello, perché la tecnologia EMG è estremamente accurata e sensibile ed è in grado di decodificare i segnali inviati al polso dal nostro cervello per tradurli in comandi digitali. Otteniamo così un’interazione molto più rapida di quanto non accada quando “tocchiamo” i nostri apparecchi per selezionare un brano da ascoltare o un contatto da chiamare.
«L’obiettivo delle interfacce neurali è sconvolgere la storia dell’interazione uomo-computer e iniziare a fare in modo che gli esseri umani ora abbiano più controllo sulle macchine di quanto non abbiano su di noi», continua Reardon nel comunicato. «Vogliamo esperienze informatiche in cui l’essere umano sia il centro assoluto dell’intera esperienza.»
I ricercatori di Facebook immaginano una tecnologia che non ci distragga dalla nostra vita quotidiana, ma che si inserisca nel nostro campo d’azione in modo fluido quando ne abbiamo bisogno, per scomparire sullo sfondo subito dopo, in modo da farci restare “presenti nel momento”.
Sensazioni tattili: il dispositivo risponde
Gli scienziati di FRL hanno previsto un’interazione umano-computer a 360°. Il dispositivo, infatti, è stato pensato sia per comunicare con l’utente, sia per fare in modo che gli oggetti virtuali sembrino tangibili. Come? Attraverso la sensazione tattile.
«C’è questo ciclo di feedback davvero ricco, in cui vedi e fai le cose con le mani e le dita e poi senti le sensazioni che tornano mentre interagisci con il mondo», ha affermato il direttore della ricerca scientifica di FRL Sean Keller. «Ci siamo evoluti per sfruttare questi segnali tattili per conoscere il mondo. […] Non siamo in grado di riprodurre tutte le sensazioni nel mondo virtuale che potresti provare quando interagisci con un oggetto reale nel mondo reale, ma stiamo iniziando a produrne molte».
Pare, ad esempio, che il dispositivo sia già in grado di approssimare la sensazione di tirare indietro la corda di un arco.
«[La percezione] aptica potrebbe anche essere in grado di trasmettere emozioni diverse: le chiamiamo emoji aptiche», ha aggiunto Nicholas Colonnese, Responsabile della ricerca scientifica di FRL. «Se ti trovi nel contesto giusto, diversi tipi di feedback tattile potrebbero corrispondere a emoji popolari. Questo potrebbe essere un nuovo modo giocoso per una migliore comunicazione sociale».
I prototipi realizzati sono due:
• uno si chiama Bellowband, un braccialetto morbido e leggero che prende questo nome dagli otto soffietti pneumatici posizionati attorno al polso, infatti “bellow” significa “soffietto”;
• Il secondo prototipo, Tasbi (Tactile and Squeeze Bracelet Interface), utilizza sei attuatori vibrotattili e un nuovo meccanismo di compressione del polso.
«Questi prototipi — si legge nel comunicato — sono un passo importante verso la possibile creazione di un feedback tattile che sembri indistinguibile da oggetti e attività della vita reale. Questo è possibile grazie a un fenomeno biologico chiamato sostituzione sensoriale: la nostra mente combina gli stimoli visivi, audio e tattili per dare a queste esperienze virtuali nuove dimensioni.»
Privacy, etica e sicurezza: le persone al primo posto
Per Facebook la ricerca deve procedere di pari passo con le questioni etiche di privacy e sicurezza, per dare modo agli utenti di definire dei confini netti con la tecnologia. Il laboratorio non intende sottovalutare le questioni che potrebbero essere sollevate dalla neuroetica e per questo motivo motivo hanno introdotto all’interno del loro team esperti di etica, per affrontare questioni fondamentali come la gestione dei dati.
«Mentre continuiamo a esplorare le possibilità dell’AR — si legge ancora nel comunicato — continueremo anche a coinvolgere i nostri principi di innovazione responsabile come spina dorsale di ogni domanda di ricerca che perseguiamo, primo fra tutti: mettere sempre le persone al primo posto.»