Il rock d’autore di Luciano Panama: “La musica è bellezza assoluta” [INTERVISTA & VIDEOCLIP]

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Lo scorso 28 dicembre è stato pubblicato online l’ultimo videoclip di Luciano Panama “Messina Guerra e Amore”. Una scelta non casuale, quella del 28 dicembre, anniversario del terribile terremoto che nel 1908 distrusse la città dello Stretto.

Presentato in anteprima su Rai Tre a Buongiorno Regione Sicilia, con questo pezzo il cantautore messinese ha deciso di “puntare i riflettori sul senso e sulla personalità della sua città con una ballata dal testo intimo e profondo, un chiaroscuro di emozioni in musica, dettato da un’atmosfera onirica e decadente da cui, dal giorno del tragico terremoto, il 28 dicembre del 1908, non sembra mai essersi liberata”.

Il videoclip del brano, interamente girato a Messina, è un profondo viaggio nei sentimenti di una città consciamente distratta da sé stessa, un alternarsi di immagini e luoghi dal sapore sognante e malinconico.

La regia e il montaggio sono firmate dallo stesso Panama che ha voluto misurarsi per la prima volta con questa esperienza, sperimentando un personale linguaggio visivo.

Guardandolo si ha subito l’impressione di non essere davanti al solito videoclip costruito in studio con cameraman e attori. Il video di “Messina Guerra e Amore” è qualcosa di particolare. Sembra quasi uno di quei video intimi e personali che realizzi solo per te stesso, che fai vedere solo alla persona che ami. Si tratta di una scelta chiara e coraggiosa: un modo per mettersi a nudo, una dichiarazione d’amore. Una dichiarazione d’amore sincera e diretta alla sua città-madre. Panama usa un linguaggio universale, la sua canzone è dedicata a Messina ma potrebbe essere dedicata a tutte le città-madri che ogni essere umano porta nel proprio cuore.

Luciano, a differenza degli altri tuoi videoclip, questa volta hai deciso di curare tu regia e montaggio, perché questa scelta?

Amo mettermi in gioco, sperimentare e sono alla ricerca di un linguaggio sempre più personale. Ho partecipato come autore ad ogni videoclip per le mie canzoni anche durante il periodo Entourage Enterinourage (la mia band/progetto con cui ho scritto tre dischi e due ep tra il 2000 e il 2013). Io amo scrivere, immaginare, inventare, progettare, lo faccio tutti i giorni e ultimamente ho sempre più consapevolezza di me stesso e ho raggiunto una maturità che mi permetterà di esprimermi anche attraverso altri linguaggi e non solo quello musicale. Messina guerra e amore è un passo verso questo sentiero.

Per un musicista, abituato ad esprimersi con musica e parole, cosa è significato esprimersi attraverso le immagini? Cosa provavi mentre lavoravi alla realizzazione del video?

Quando ascoltavo il brano, sin dall’inizio, quando ancora non era completo negli arrangiamenti, avevo già in mente un’atmosfera, delle immagini. Poi dopo averlo pubblicato è maturato nel tempo dentro di me il desiderio di completare quella canzone anche attraverso delle immagini, ho capito che la mia intuizione iniziale aveva un senso e ho voluto portarla a termine. Insieme a Roberto Miroddi, che è stato il tecnico delle riprese video e con cui mi sono confrontato diverse volte su come girare le immagini cercando di spiegare lui cosa volevo, in quattro/cinque ore di un giorno di fine aprile 2019 abbiamo girato tutto. Poi ho avuto un attimo di stop per motivi personali, ma dentro di me continuavo a progettare. Durante l’estate ho iniziato a montare il videoclip, l’unica regola da seguire per me è stata l’emozione, quelle immagini, quegli attimi che mi lasciavano dentro qualcosa da fruitore cercando di staccarmi dagli altri ruoli. Devo dire che nell’insieme il mio montaggio è arrivato e in più mi sono reso conto di quanto sia importante la scelta di ogni singola immagine da inserire in un video… .Credo che questa esperienza mi sia servita tanto e ce ne saranno delle altre simili.

Attualmente vivi a Milano, l’album Piramidi è del 2017, allora vivevi già lontano da Messina? La necessità di dedicare una canzone alla tua città la sentivi già mentre ci vivevi o è nata quando sei andato via?

Vivo a Milano da giugno 2019, prima ci venivo ogni tanto, poi ho deciso di trasferirmi. Il progetto era praticamente già fatto nella mia mente, però quel trasferimento forse ha fatto scattare qualcosa in me e durante quell’estate milanese, come scrivevo sopra, ho montato il videoclip.

Fai (anche) il medico e di conseguenza spesso il tuo nome viene affiancato a quello di Enzo Jannacci, Mimmo Locasciulli ed altri cantautori/medici. Ma, secondo noi, la tua musica rientra a pieno diritto tra gli eredi della scena dell’alternative rock italiano, i cui punti di riferimento sono gruppi storici come gli Afterhours, i Marlene Kuntz, e i Verdena. Ti riconosci in queste descrizioni? Quali sono i tuoi riferimenti musicali?

Bene, abbiamo inaugurato una nuova categoria di medici cantautori votati più al rock ed alla sperimentazione piuttosto che alla tradizione (ride). Se parliamo di musica rock italiana – anche se per me cantautori come Fossati Battiato De Andrè Tenco Dalla e Battisti sono stati e sono pane quotidiano da sempre – gli Afterhours, i Marlene Kunt, i CSI (CCCP – PGR), gli Area, i Diaframma, i Ritmo Tribale e i Massimo Volume, anche i primi Litfiba sono stati dei gruppi che ho ascoltato durante alcuni anni, credo che probabilmente facciano parte della migliore musica italiana di tutti i tempi, hanno quella tensione che ho riscontrato solo a tratti e in pochi altri autori, anche se a Messina non li avevo mai visti live, se non alcuni di loro e negli ultimi anni. Sono tutti ragazzi della generazione precedente alla mia (forse più) e che hanno fatto la storia del rock alternativo italiano, sei obbligato a confrontarti con loro quando suoni determinate cose. Per i Verdena è un po’ diverso, sono anche loro un gruppo che stimo molto, dal secondo disco in poi mi hanno sempre colpito e anche se forse hanno qualche anno più di me direi che il nostro percorso è stato parallelo, direi anche con quello di band come One Dimensional Man/Il Teatro Degli Orrori, Giardini di Mirò, Linea 77, con Entourage anche noi in quegli anni eravamo molto attivi, ma loro hanno avuto la fortuna (meritata) di fare un percorso sotto i riflettori perché Lombardia Emilia-Romagna Veneto Piemonte sono le regioni in cui nei ’90 e 2000 c’era anche una moda per quei gruppi; sono sicuro che se fossi nato da quelle parti Entourage avrebbe avuto un altro percorso. Messina, nonostante sia una città molto luminosa ed arieggiata, ci ha tenuti nascosti, al buio, non aveva e non ha ancora oggi la capacità di lavorare su un progetto del genere, spero che la mia generazione sia capace di fare dei passi avanti da questo punto di vista. Detto questo io non sento di appartenere a niente o a nessuna scena e di questo non ne sono scontento. Adesso sono anche io a Milano, anche se in periodo assurdo dove è tutto fermo, vedremo cosa sarò capace di fare nel prossimo futuro. Se vogliamo completare il discorso sulle influenze musicali credo che le più importanti per il mio percorso siano straniere: Black Sabbath, Led Zeppelin, Beatles, Pink Floyd, Jimi Hendrix, Neil Young, Lou Reed, Johnny Cash, Mark Lanegan, Nick Cave, Leonard Cohen, Nirvana, Sonic Youth, Shellac, Jesus Lizard, Jeff Buckley, The Mars Volta, Johnny Greenwood e tanti altri ma in modo diverso, potrei fare una lista lunghissima…

Da medico, come stai vivendo questo periodo storico? Pensi che le tue canzoni risentiranno di questa tua esperienza umana e professionale?

Tutta la mia vita e le mie scelte si riversano nelle canzoni che scrivo, credo che le canzoni debbano parlare di vita vissuta, di esperienze, di sentimenti, devono avere un senso e creare un dubbio in chi le ascolta, far riflettere, pensare. Poi ci sono canzoni che possono parlare anche di altro, avere dei testi più psichedelici, la musica è anche bellezza assoluta, visioni, immagini sonore e mi sta bene, delle volte…

Comunque devo dire che a me non è cambiato tanto: è vero che ho fatto dei turni in più sul territorio, ma ho anche trascorro del tempo da solo, come sempre. Quello che mi manca davvero sono i concerti, gli incontri in libreria le mostre e bere qualcosa con amici in giro o conoscere nuova gente. Tutto questo è tanto e infatti adesso mi sono proprio rotto di questa situazione.

Stai lavorando ad un nuovo Album? Se sì, quando pensi che sarà pronto?

Sì. Ho già scritto diverse canzoni e non vedo l’ora di pubblicarle. Le avevo scritte prima di trasferirmi a Milano, avevo anche fatto dei provini già a Messina. Adesso sono in una fase di ricerca, sto cercando un nuovo modo di produrre i brani, altre strade da percorrere, c’è bisogno di tempo per maturare e far prendere la forma che più si addice a questi nuovi scritti. Non ho avuto mai un produttore, preferisco fare da solo, il percorso è più complesso e richiede molte più energie e tempo, ma la mia natura è questa e voglio assecondarla.

La musica è fatta anche di esibizioni dal vivo. I concerti rock poi sono un vero e proprio inno al contatto fisico. L’idea di non poter fare esibizioni live come ti fa sentire?

Male! Sia fare concerti che andarci è quello che amo di più: vivere le performance. E’ incredibile, mi sono trasferito a Milano per vedere qualche concerto in più e mi sa che per un bel po’ dovrò rinunciare, speriamo passi presto, al più presto!

Apriamo una piccola parentesi sull’attualità. In questi giorni di lockdown , Messina, in quanto porta della Sicilia, è stata spesso sotto i riflettori delle cronache nazionali. Da messinese che vive lontano, ti va di commentare queste vicende?

Ho seguito un po’ quello che è successo, io ho sempre un occhio per Messina, se ti riferisci al sindaco la mia impressione mi porta a pensare che un po’ ami spettacolarizzare le cose, renderle un po’ teatrali, usa spesso dei toni e dei termini sopra le righe, ma tutto ciò serve ad attirare attenzione prima su di sé e poi su una comunità che lo ha votato anche grazie a questa sua parte. Io non mi riconosco nei suoi modi di fare, di esprimersi, ma l’esperienza mi insegna che certe cose devi viverle da dentro per poterle capire sino in fondo, e io sono distante per adesso e non riesco a cogliere tutto, ma penso che lui creda fortemente in quello che fa e che si batta per quello che pensa mettendoci tutto se stesso e prendendo delle posizioni anche di fronte a chi si crede più forte. Io posso avere delle idee diverse e un altro linguaggio, posso condividere in parte o per niente le sue posizioni, però voglio riconoscergli una cosa: da tutto ciò traspare un impegno. Sono ancora in un momento di studio del suo modo di creare “evoluzione” perché è questo quello che cerco in un singolo, in una comunità, in una città, in un paese intero. Vedremo come andrà avanti. «Posso non essere d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo e sceglierai tu il modo in cui farlo, saprò io cosa risponderti» questa è una frase che porto sempre con me nella tasca del giubbotto.

E’ trascorso da qualche giorno il 25 aprile, sul tuo canale YouTube, nella descrizione del videoclip della canzone Hey My (all’improvviso) hai scritto “Ma il senso del rock and roll c’entra con la festa della Liberazione?”. A un anno di distanza, sei riuscito a rispondere a questa domanda?

Si! Mi ero già risposto prima, la mia domanda è più una provocazione. La Liberazione ha a che fare con il senso del rock and roll ed i partigiani erano dei tipi davvero R&R. Vedi essere capaci di trasformare in musica il proprio pensiero è una bella formula di R&R (una fortuna) ma il R&R è anche altro, può essere politica allo stato puro per questo il senso del R&R e la Liberazione hanno un qualcosa in comune di molto importante e profondo. Il R&R non è un genere musicale o meglio lo è anche, ma è più un modo di affrontare la vita un atto liberatorio e il 25 Aprile secondo me è un giorno importante anche per ricordarci di questo.

Luciano Panama (16 Febbraio 1980), ha iniziato a studiare chitarra, basso e pianoforte da autodidatta sin da giovane. Appassionato dal rock inglese ed americano e dai cantautori italiani, nel 2003, fonda la band “Entourage – Enter In Our Age”, con la quale nel 2006 partecipa e vince ad Arezzo Wave, suonando nel luglio 2006 ad ArezzoWaveFestival come band rappresentante della Sicilia. Nel 2015 inizia un nuovo progetto solista che lo vede impegnato con dei live con voce chitarra e piano. Il 20 ottobre 2017 esce Piramidi, il suo primo album da solista, che contiene anche il brano “Messina Guerra e Amore”.

Sebiano Chillemi

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