Non si fermano le proteste in Iran contro il regime teocratico. Prima le donne iraniane, poi uomini e donne insieme: la protesta in Iran è esplosa a seguito della morte di Mahsa Amini, giovane ragazza iraniana uccisa dalla polizia della morale per un velo non indossato correttamente. Non più una lotta per la difesa delle donne, ma della libertà di tutto il popolo iraniano.
Ai Mondiali in Qatar, prima della partita di esordio, i calciatori non hanno cantato l’inno in segno di protesta: il loro gesto ha fatto infuriare il regime, tanto che ad alcuni è stato impedito di giocare la partita successiva. Ma nonostante la repressione, la protesta non scema, anzi divampa, e corre velocissima anche sui social.
Tra le numerose iniziative, a far rumore c’è Iranian Women of Graphic Design, piattaforma che raccoglie le opere di designer iranian* ( e non solo): tutti loro mettono a disposizione i propri lavori così da venire utilizzati online e offline per protestare contro il regime iraniano. Sbirciando il loro profilo Instagram, è possibile contare più di 35.000 followers, con oltre 600 post di artisti.
#WOMENLIFEFREEDOM
Nonostante il focus della protesta sia stato spostato dalla libertà femminile a quella dell’intero popolo iraniano, la piattaforma vuole tenere accesi i riflettori sulla condizione delle donne, ridotte al silenzio e obbligate a rinunciare ai loro diritti, agli studi e alla loro vita sociale. Iranian when of graph design invita tutti I suoi utenti a fare la loro parte, a condividere e ad usare gli hashtag di riferimento per diffondere il messaggio di protesta. Prima le proteste in piazza, poi le ciocche di capelli, gli inni negati, e i messaggi via social: ogni mezzo è fondamentale per combattere chi nega la libertà a qualsiasi essere umano.
Per maggio informazioni, seguite l’hashtag #WomenLifeFreedom