Dieta dei colori, dieta detox, dieta dei beveroni e dei pasti sostitutivi. Quante ne abbiamo sentite in questi anni? E a quante promesse non mantenute abbiamo creduto? Il fenomeno delle diete-fai-da-te non è nuovo, eppure è stato amplificato e supportato dai social network. Esistono molte pagine su Instagram su questo argomento, spesso curate da non addetti ai lavori, che propinano atteggiamenti sbagliati nei confronti del cibo, ma non facciamo di tutta l’erba un fascio.
Ci sono anche esempi virtuosi che offrono contenuti sani e che si ispirano ai principi su cui ogni dieta si dovrebbe basare: impegno, costanza, buona volontà ma soprattutto la salute, l’obiettivo primario di ogni regime alimentare.
Tra queste c’è quella di Anna, su Instagram 30kgditroppo. La sua pagina Instagram è nata l’anno scorso, in pieno primo lockdown. Sul suo profilo, che è anche un racconto del suo percorso nutrizionale, possiamo trovare ricette per tutti i gusti e per tutte le tasche. L’ingrediente che non manca mai nelle ricette di Anna è la fantasia, perché come molti sappiamo uno dei nemici giurati di ogni dieta è la monotonia.
Abbiamo chiesto ad Anna di parlarci della sua esperienza e di come è arrivata a perdere 55 kg imparando a mangiare bene.
«Se ce l’ho fatta io, ce la può fare davvero chiunque»
- Perché hai creato questa pagina?
«Mi sono detta “se ce l’ho fatta io, ce la può fare davvero chiunque”. Ho avuto un grande appoggio da parte delle persone attorno a me che conoscono la mia passione per la cucina e la mia fantasia ai fornelli. È un punto di sfogo personale ma anche un modo per rapportarmi ad altre persone dato che a marzo scorso abbiamo dovuto rinunciare alla nostra vita sociale. Una specie di finestra sul mondo.»
- Quali sono i contenuti che proponi?
«In modo principale, delle ricette alternative che ti rendono piacevoli al gusto alimenti semplici: se nella dieta hai gli gnocchi non è detto che tu li debba mangiare soltanto con burro e salvia, ma anche al forno, per toglierti uno sfizio, una voglia, perché sembrano patatine. Così come per i legumi: non è detto che tu debba mangiare una zuppa. Ho scoperto la farinata di ceci, che è tipicamente toscana, e ci ho fatto i pancake. Propongo modi alternativi per mangiare in modo sano, senza necessariamente rinunciare al gusto o andare a parare sempre sul merluzzo bollito.»
- Dieta non è sinonimo di privazione, come molti pensano. Che cosa ha significato per te?
«Per me la dieta è un percorso. Prima era mangiare soltanto proteine, abbinando litri d’acqua per non danneggiare i miei reni, perché il mio percorso di studi mi ha portata ad essere consapevole di cosa succede al mio corpo sotto un determinato regime alimentare. Poi ho conosciuto un professionista che mi ha aiutato a capire che non dovevo privarmi di niente. Della pasta, per esempio. Per me la dieta è un modo di vivere. La dieta è un deficit calorico, ma non significa che se esci con gli amici devi privarti di qualcosa perché puoi adattare la tua dieta alle situazioni e alla giornata o alla tua settimana.»
Non esistono cibi tabù
- Sfatiamo questo mito: i carboidrati non sono nostri nemici.
«Assolutamente no. Io sto ultimando gli studi, mi sono resa conto che quando studiavo e quando non mangiavo i carboidrati non riuscivo a concentrarmi. I carboidrati non sono i nostri nemici e nemmeno il cioccolato.»
- Come sei riuscita a superare la convinzione che per chi vuole dimagrire debbano necessariamente esistere dei cibi tabù?
«In passato ho avuto un disturbo alimentare. Con l’esame di biochimica ho imparato i meccanismi della chetosi e ho pensato di eliminare i carboidrati dalla mia vita. Avevo paura dello zucchero, della pasta, usavo sostituenti. In questo modo ho perso 17 kg in un mese, ma ovviamente questo non è sano, tant’è che quando mi sono stufata e ho ricominciato a mangiare come sempre con un piatto di pasta ho preso 4 kg. Quando ho visto questo numero aumentato sulla bilancia mi sono spaventata e non ho mangiato pasta finché non ho cominciato il mio percorso alimentare con un professionista serio, perché avevo una paura indicibile. E poi la stessa pasta mi ha fatto perdere 55 kg.»
- Molte pagine abbinano alla ricetta la conta delle calorie. Tu però non lo fai: perché?
«Perché mi ero resa conto di essere diventata schiava di vari numeri e quando poi non rientravo nei numeri cercavo di compensare. Ma con cosa? Con chi? Fondamentalmente quando hai uno stile di vita, sai bene come poter alternare le scelte della tua alimentazione. Attualmente ho la consapevolezza che se preferisco la pasta integrale, non è per risparmiare 20 chilocalorie, ma per gusto. Ho imparato a bilanciare le mie scelte, così da seguire una guida nella mia testa e non una app che mi diceva cosa ci fosse in 100 grammi.»
- Cosa ne pensi delle pagine che promettono dimagrimenti ingenti in pochissimo tempo?
«Penso che dietro queste pagine non c’è un professionista. Io ho fatto tante diete, ma questo non fa di me una professionista. Quando qualcuno ha fatto tante diete, e le ha provate tutte, pensa di essere un guru, di poter dare le chiavi della conoscenza. Ma un regime alimentare deve essere adattato ad ogni singola persona. Per me prima era più facile credere che ci fosse una pillola dimagrante piuttosto che mettermi d’impegno. Tutto deve partire dalla nostra testa, non dalle pagine Instagram: neanche dalla mia. È tutta una questione di salute. Dieta non vuol dire bellezza.»
- Cosa diresti ad una persona in sovrappeso che sta pensando di cominciare una dieta in regime di deficit calorico? Cosa consiglieresti?
«Gli/le direi di affidarsi ad una persona competente. Oggi non tutti siamo nella possibilità di farlo, anche per motivi economici. Il mio consiglio è di provare ad avere sempre uno stile di vita dinamico. Muoversi, anche mezz’ora al giorno, fa la differenza. Per quanto riguarda l’alimentazione, consiglio di mangiare il più pulito possibile, senza proibizioni, senza vietarci sfizi vari. Non affidatevi ai guru che dicono “perdi tot kg se bevi questo”, non esistono pillole miracolose. Perché la salute la maggior parte delle volte la perdi così: magari ti dicono che sono cose naturali ma in realtà c’è ben poco, o quasi niente.»