L’incontro con Carmelo Sardo: una lettura che ci scuote, parlandoci dell’altra faccia del carcere

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Ventinove anni fa veniva ucciso il giudice Rosario Livatino e, in concomitanza con questo anniversario, venerdì 20 settembre, presso il Centro Ganimè di Giammoro (Pace del Mela), molti lettori hanno potuto assaporare il piacere di un incontro con l’autore che non si può semplicemente definire come la presentazione di un libro. E’ il racconto di ciò che ha portato a scrivere quel libro. E’ il sentire una scintilla interiore che spinge a interrogarsi su argomenti forse mai affrontati prima. E’ questa la ricchezza sostanziale di chi, come suggerisce Carmelo Sardo, si approccia a un libro con la consapevolezza di conoscere “fatti che senza leggere quel libro non si conoscerebbero” e che ci forniscono occhi nuovi per leggere il mondo, la società.

Il giornalista Carmelo Sardo, con il suo “saggio – romanzato” Cani senza padrone, ci induce a riflettere sull’altra faccia del reato, o se vogliamo, l’altra faccia del carcere. Il carcere che dovrebbe restituire alla società chi ha sbagliato. Quella che dovrebbe essere la faccia rieducativa, del carcere.

Un libro che ha richiesto sette anni di lavoro, di ricerche, di riflessione. Sette anni per andare oltre le sentenze, oltre le carte, a cercare il volto umano di chi dall’opinione comune, spesso, non viene definito “umano”. Quello di raccontare la vita dei detenuti (e il loro punto di vista) è un desiderio che parte dalla più giovane età dell’autore, quando, seppure inconsapevole, allora, del senso di quelle annotazioni su di un’agendina, Carmelo Sardo prestò servizio di leva come agente di custodia nel carcere di Favignana. “Fu una chiave di volta per capire molte cose” rivela l’autore. Appunti che, vent’anni dopo, hanno costituito materiale fertile per redigere le opere che noi oggi apprezziamo.

Da Vento di tramontana, a Malerba (vincitore del Premio letterario “Leonardo Sciascia”), a Per una madre e, infine a Cani senza padrone, il vice caporedattore del Tg5 Carmelo Sardo sottolinea come “raccontare fatti di mafia realmente accaduti, indagarli e svilupparli, ripercorrendo un lasso di tempo così ampio” richieda “uno studio accurato, che non può limitarsi alla lettura di carte e documenti, di verbali e sentenze, ma deve necessariamente includere il confronto con i personaggi che hanno fatto questa storia“.

L’incontro che si è tenuto a Giammoro, presso il Centro Ganimè, è stato curato dalla Fondazione Teatro di Pace del Mela, in collaborazione con il circolo letterario Il Libro del Venerdì, con il patrocinio del Comune di Pace del Mela. L’autore ha dialogato con Giusy La Spada. Durante l’evento, è intervenuto, inoltre, il regista Salvo Presti e alcuni passi del libro sono stati letti da Giovanna Farsaci. 

Si è trattato di un incontro altamente formativo e illuminante, nel rispetto di quella che Carmelo Sardo definisce essere la funzione spesso primaria di un libro, specialmente se appartenente a questo genere: “I libri inducono a entrare nell’anticamera di una verità e aiutano a riflettere“.

Antonella Trifirò

Giornalista pubblicista, appassionata di lettura e scrittura in tutte le forme. Scrivere per vivere e raccontare.

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