Kirk Douglas, lo Spartaco del cinema che amava l’Italia e sfidò il maccartismo

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Sono stato in quasi tutto il mondo ma l’Italia è il mio posto preferito. Ho fatto la corte a mia moglie in Italia. I miei ricordi più belli sono a Roma, quando lavoravo con Dino De Laurentiis, ho amato tanto quel periodo. La gente, la musica… Se potessi viaggiare ancora, il primo posto dove andrei sarebbe Roma. 

Kirk Douglas, nato Issur Danielovitch Demsky, attore (e produttore) che ha attraversato la storia del cinema lavorando con i più grandi registi del mondo, morto lo scorso 5 febbraio a 103 anni, dichiarò il suo amore verso il nostro paese in un’intervista del 2015, quando aveva “solo” 98 anni.

Una vita, la sua, degna di un film. Nato nel comune di Amsterdam, nello stato di New York,  Issur Danielovitch, noto anche come Isadore Demsky divenne Kirk Douglas all’inizio della sua carriera. Il nome Kirk, deriva dal nome di un personaggio dei fumetti che era tra i suoi preferiti, mentre Douglas, era il cognome della sua insegnante di dizione all’ Accademia americana di arti drammatiche di New York, dove il giovane Issur si diplomò. Dopo alcuni (poco convincenti) ruoli in commedie, raggiunse il successo e la notorietà con il film L’asso nella manica (1951) di Billy Wilder, in cui interpretava il giornalista senza scrupoli Chuck Tatum.

Kirk Douglas in L'asso nella manica

Nel 1954 interpreta in Italia il mito di Ulisse nel film di Mario Camerini, insieme a Silvana Mangano e Anthony Quinn. Successivamente fonda una propria casa di produzione denominata Bryna Productions, con la quale produrrà Spartacus, uno dei suoi film più importanti, per la regia di Stanley Kubrick.

Kirk Douglas in Spartacus

Proprio a Spartacus è legato l’aneddoto che aiuta a comprendere uno degli aspetti più affascinante dell’uomo Douglas. Con Spartacus infatti inizia la fine del maccartismo. Era il 1959 e negli Stati Uniti imperversava ancora la caccia alle streghe, cioè ai rossi nemici che, secondo il senatore Joseph McCarthy, avevano trasformato Hollywood in una centrale sovietica. Douglas sfidò a viso aperto il maccartismo, facendo inserire nei titoli di testa e sui manifesti del film il nome di Dalton Trumbo, autore della sceneggiatura. Un gesto semplice, ma molto coraggioso. Trumbo era infatti uno degli autori inseriti nella “lista nera” di McCarthy e per questo motivo fino ad allora era stato costretto a firmare le sceneggiature con pseudonimi. “Nel periodo delle liste nere ho avuto amici che sono stati costretti ad andare in esilio, perché nessuno li faceva lavorare; attori che si sono suicidati per disperazione. Fui minacciato di essere additato come comunista rovinando la mia carriera, se avessi fatto lavorare in Spartacus, il mio amico Dalton Trumbo, sceneggiatore inserito nelle liste nere. Ci sono momenti in cui bisogna lottare per i proprio principi”.

Grazie al gesto di Kirk Douglas, Dalton Trumbo venne riabilitato chiudendo così di fatto il periodo delle liste nere. Douglas ricevette tre candidature al Premio Oscar (per Il grande campione, Il brutto e la bella e Brama di vivere), senza mai vincerlo. Solo nel 1996 venne premiato con l’Oscar alla carriera.

Circe: E la vecchiaia, questa povera carne che si corrompe e alla fine la morte. Ecco la terribile eredità degli uomini.

Ulisse: Io l’accetto questa eredità, non m’illudo neppure di cadere in battaglia o nel fragore delle tempeste. Basterà molto meno, un brivido improvviso, un po’ di freddo la sera, e tuttavia questo fragile ammasso di paura ha osato combattere un Dio e non è stato ancora vinto. Se un giorno gli uomini parleranno di me, lo faranno con orgoglio perché ero uno di loro.

Circe: Il loro orgoglio non servirà a scaldarti nel regno dell’ombra. Io ti offro secoli di luce.

Ulisse: Non credo che mi dispiacerà troppo chiudere gli occhi al momento giusto.

Silvana Mangano e Kirk Douglas nel film Ulisse di Mario Camerini (1954)

S.C.

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