La sua messa in onda ha riaperto delle vecchie polemiche e delle ferite mai rimarginate.
“La storia di di San Patrignano e di Vincenzo Muccioli – spiega Cosima Spander – ha dominato le news italiane per molti anni, negli anni 80 e 90, e poi non è stata più raccontata. Secondo me serviva questa serie per riaprirla e raccontarla nei suoi minimi dettagli“.

“La genesi è stata molto complicata – racconta ancora la Spander a Repubblica– è una vicenda che solleva diversi dilemmi morali, così siamo partiti innanzitutto dalle interviste a una ventina di persone che l’hanno vissuta da dentro. Tra queste è stato fondamentale l’apporto di Andrea Muccioli, figlio di Vincenzo. Ci interessava capire da lui come si cresce con un padre così carismatico che, quando lui aveva 13 anni, è diventato il padre di altre 2.000 persone“.
Perché le nuove generazioni conoscano oltre lo scandalo
“Dopo vent’anni – prosegue la regista – ritengo che i tempi siano maturi per andare oltre lo scandalo. Anche perché restano pure le testimonianze dei tanti cui Muccioli ha salvato la vita. Mentre le nuove generazioni non ne sanno nulla. A me interessava instaurare un dialogo con gli spettatori, porre domande, restituire le atmosfere di quegli anni anche attraverso le musiche, l’estetica e soprattutto mostrare il contesto in cui i fatti avvennero. Ovvero l’Italia dalla fine delle utopie del ‘68 all’ascesa di Silvio Berlusconi“.
La serie è visionabile su Netflix a questo link