Nel redigere l’editoriale di questo lunedì avevo in mente una sola parola: CULTURA.
È un vocabolo che echeggia nella mia mente da qualche giorno. Complice anche la notizia dei dati Istat che testimoniano come l’Italia sia “il fanalino di coda dell’Europa” in tema di istruzione e come il nostro Paese purtroppo non riesca ancora a raggiungere livelli importanti di istruzione e occupazione.
Eppure l’Italia vanta un capitale culturale di indubbio pregio. Il nostro patrimonio artistico costituisce da sempre un potenziale attrattivo unico. Numerosi siti italiani rientrano anche nella lista del Patrimonio dell’Umanità. Italia, culla della cultura classica, della bellezza, Italia così sottovalutata.
Il nostro è un Paese meraviglioso, bellissimo. Fa rabbia che la cultura non sia valorizzata abbastanza e, soprattutto, fa rabbia pensare che i giovani, ma anche le famiglie che li sostengono, abbiano potuto smettere di credere nell’importanza della cultura.
Sempre secondo i dati del rapporto Istat sui livelli di istruzione e occupazione in Italia, si attesta al 35,4% il tasso di occupazione dei 18-24enni che abbandonano precocemente gli studi, anche se la laurea garantisce maggiori possibilità lavorative.
Però oggi una luce in fondo al tunnel l’ho vista: tra le notizie che hanno attirato la mia attenzione, la testata giornalistica Artribune scrive che in Toscana è nato il primo Liceo Classico per i Beni Culturali. Protagonista è il Cavour Pacinotti di Firenze.
La base formativa, scrive il giornale online, è quella del liceo classico con in più un approfondimento sulla storia e la conservazione dell’arte, sul diritto dei beni culturali e maggiore spazio all’esperienza sul campo, nei musei e nelle gallerie d’arte.
L’Italia – secondo i dati Istat – è una delle nazioni al mondo più ricche di siti e attrazioni culturali: sono 4.889 i musei e gli istituti similari, pubblici e privati, aperti al pubblico; così distribuiti: 4.026 musei, gallerie e collezioni, 293 aree e parchi archeologici e 570 monumenti e complessi monumentali.
Per questa ragione è importante che i nostri studenti siano adeguatamente preparati non solo per promuovere questi beni ma anche per tutelarli. Quindi, diventa fondamentale formare figure professionali che conoscano bene il potenziale artistico italiano per curarlo e per valorizzarlo anche a livello di marketing. In altre parole, la chiave vincente potrebbe essere ora più che mai fondere la base umanistica a quella più prettamente imprenditoriale, legata al mercato.
Quali saranno allora le materie da studiare al Liceo Classico per i Beni culturali? Non potranno certo mancare greco e latino, italiano, filosofia, storia e geografia, l’inglese. Centrale, ovviamente, lo studio della storia dell’arte e molto interessante l’inserimento dello studio della legislazione, con il Diritto dei Beni Culturali.
Uno degli aspetti più interessanti di questo corso è anche la possibilità di esperienze concrete sul campo, come si legge sul sito del www.cavourpacinotti.net: “Punto di forza del nostro liceo è una costante partecipazione alle attività culturali del territorio attraverso visite mirate ai musei ed alle collezioni pubbliche o private, mediante specifiche attività tecnico-operative presso laboratori di restauro, cantieri e botteghe artigiane, ma anche partecipando attivamente a convegni, conferenze, seminari di approfondimento e testimonianze dirette nei vari temi affrontati dal corso”.
“Il Patrimonio Culturale – si legge ancora sul sito del Liceo fiorentino– rappresenta l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle generazioni future. Paesi e città d’Italia custodiscono un immenso patrimonio artistico e monumentale, fonte insostituibile di vita e di ispirazione, che oltre a rappresentare una importantissima testimonianza della nostra storia, costituisce al tempo stesso una primaria risorsa economica per il turismo e lo sviluppo del territorio”.
Una novità che ci inorgoglisce e ci fa sperare bene per il futuro, e chissà che anche altre città italiane con i loro istituti scolastici non decidano di dotarsi di indirizzi di studio simili, per valorizzare una ricchezza tutta italiana.