
Carlos Luis Malatto, 70 anni, ex tenente colonnello argentino, accusato di crimini contro l’umanità sequestri, torture e sparizioni durante il regime militare del dittatore Vileda , vive tranquillamente nel borgo di Portorosa, nel comune di Furnari, in provincia di Messina.
Questo è quanto emerge da un’inchiesta di Emanuele Lauria pubblicata su Repubblica di ieri 13 giugno. «Ha partecipato attivamente a diverse procedure di detenzione ed è uno dei più indicati dalle vittime per la partecipazione a interrogatori sotto tortura» si legge nella sentenza del 3 settembre 2013.
La Suprema corte – si legge sempre su Repubblica – pur ammettendo che Malatto «ha fatto parte di un gruppo di lavoro dedito a torture e violenze», non ha ravvisato indizi sufficienti a carico dell’ex tenente. Anche perché la sentenza di Mendoza, misteriosamente, non è stata trasmessa dall’Argentina. Da quel momento, mentre in Sudamerica i commilitoni di Malatto venivano processati e condannati, l’ex tenente — che da contumace non può essere giudicato nel suo Paese — ha vissuto da uomo libero in Italia. Per il sollievo suo e dell’avvocato Augusto Sinagra, già legale di Licio Gelli ed egli stesso iscritto alla P2, di recente candidato alle Politiche per CasaPound.
L’ Argentina chiese l’estradizione di Malatto nel 2012 ma l’Italia non l’ha mai concessa. Nel 2015 il ministro Andrea Orlando, in base all’articolo 8 del nostro Codice penale, ha firmato l’autorizzazione a processarlo. Ora si attende la conclusione delle indagini della procura di Roma a suo carico, indagato per la partecipazione a quattro omicidi, fra i quali quello di Juan Carlos Campora, rettore dell’Università di San Juan, e quello dell’ex fotomodella francese Marie Anne Erize.
L’ex militare argentino è stato uno dei più spietati torturatori al servizio del generale Videla durante la dittatura argentina, e per questo da sempre in cima alla lista dell’associazione 24 Marzo, che lotta perché le vittime e desaparecidos delle dittature latinoamericane ricevano giustizia.





