
Sembra che la moda usa e getta sia giunta al capolinea. Dopo anni di capsule collection che duravano il tempo della loro uscita, la moda ha riscoperto il valore della durata dei capi, la loro lavorazione, mettendo al bando produzioni con agenti chimici altamente inquinanti prima, e le pellicce poi. Ma non è abbastanza e il richiamo del mondo eco si è fatto più forte, insistente, tanto da rendere necessario il dover ridefinire il concetto di fast. Ne sa qualcosa H&M.
Il noto brand svedese aveva cominciato da qualche anno una raccolta di abiti usati, impiegati poi per il riciclo e la realizzazione di nuovi filati, passando successivamente alla realizzazione di una linea “sostenibile”, Divided, dove è impiegato ben il 95% di cotone biologico. Un ulteriore passo lo fa adesso, dato che il Sustainability Report 2018 svela come H&M abbia impiegato ben il 57% dei materiali riciclati e sostenibili per la realizzazione delle sue collezioni. Un dato significativo, che batte nettamente il 35% dell’anno precedente. H&M ha applicato questo approccio green anche al packaging, e punta a raggiungere il 100% di materiali riciclati o sostenibili entro il 2030: in partnership con WWF ha sviluppato un nuovo piano d’azione per l’utilizzo dell’acqua, che prevede di ridurre il consumo in produzione del 25%, e di riutilizzare il 15% delle acque reflue nei processi produttivi entro il 2022.
Forse non sarà abbastanza, ma è certo che, ancora una volta, H&M è il porta bandiera di un cambiamento all’interno della moda più democratica. Resta solo da capire quanto ci vorrà perché gli altri brand seguano il suo esempio.