
Premio Nobel nel 1929, è considerato uno dei maggiori romanzieri di sempre della letteratura mondiale.
Nato a Lubecca da Thomas Johann Heinrich Mann e da Júlia da Silva Bruhns, si dedicò fin da giovanissimo alla scrittura scrivendo per la rivista scolastica Der Frühlingssturm (La Tempesta Primaverile) .
Raggiunse il successo con il romanzo I Buddenbrook, pubblicato nel 1901.A I Buddenbrook seguirono una serie di racconti e novelle, tra i quali si ricorda in particolare Tonio Kröger e La morte a Venezia.
L’11 febbraio 1905 sposò Katia Pringsheim, figlia del matematico Alfred Pringsheim e nipote della propugnatrice dei diritti della donna Hedwig Dohm, dalla quale avrà sei figli : Erika, Klaus, Golo, Monika, Elisabeth e Michael. Nel 1924 pubblica La montagna incantata, uno dei suoi romanzi più importanti. Nel 1929 riceve il Premio Nobel.
Nel 1933 Mann durante una celebre conferenza pubblica in Germania: Dolore e grandezza di Richard Wagner, criticò i legami tra il Nazismo e l’arte tedesca.
A seguito di questa sua presa di posizione, Mann fu costretto a trasferirsi all’estero, stabilendosi prima presso Zurigo, poi negli Stati Uniti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1952 fece ritorno in Svizzera, sempre a Zurigo, dove morì il 12 agosto del 1955.
Il soggiorno a Taormina
Silvestro Livolsi nel 2009 scrisse per Repubblica un dettagliato articolo nel quale raccontò il soggiorno di Mann con la moglie Katia in Sicilia. I coniugi Mann – scrive Livolsi – arrivarono in Sicilia il 6 febbraio del 1954 e vi restarono per 15 giorni. Durante questo periodo, però, qualche giorno dopo aver preso alloggio al San Domenico («con stanze da letto e soggiorno con vista sul mar Jonio») lo scrittore tedesco si ammalò, contraendo «una bronchite febbrile, causata da una fredda notte trascorsa in una camera non ben riscaldata» come egli stesso scrive al filosofo Adorno.
Nonostante la bronchite, Mann si lascia avvolgere dal fascino della Perla dello Jonio e in una cartolina con la foto del Teatro antico inviata ad Anna Jacobson, a New York scrive che il paesaggio di Taormina «è davvero come fatto per le cartoline».
Dalla Sicilia, i coniugi Mann sarebbero poi risaliti a Roma, passando da Fiesole, dalla loro figlia Elisabeth, alla quale due anni prima era morto il marito, lo scrittore siciliano Giuseppe Antonio Borgese.
Quasi tutta la corrispondenza prodotta da Mann durante i giorni taorminesi è incentrata sulle sue condizioni di salute e sulle cure contro la bronchite contratta proprio in Sicilia.
Pietro Calamandrei, incontrò Mann a Roma nell’ inverno del ’54 , proprio nel viaggio di ritorno dello scrittore tedesco dopo la permanenza in Sicilia. Calamandrei rimase colpito dalla sua «straordinaria educazione che lo differenzia nettamente dagli altri scrittori, nel senso che quell’ educazione gli impediva di fare, di ogni cosa, letteratura».
Nel 1958 sulle pagine de Il Ponte, Calamandrei racconta le impressioni avute da quell’incontro con Mann con queste parole «Nessun letterato di nostra conoscenza avrebbe rinunciato al tentativo di rappresentare qualche cosa di non banale, di originale, di nuovo e meraviglioso in un senso o nell’ altro. Thomas Mann no. Era un cittadino che tornava dalla Sicilia e aveva vissuto come un qualsiasi cittadino, cittadino tedesco e cittadino del mondo, il quale prima sente e poi scrive, perché tale è il suo lavoro quotidiano»





