Quando la scuola unisce anche… a distanza! La riflessione della professoressa Cetti Perrone

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I legami che si instaurano nel percorso scolastico di ognuno di noi segnano la nostra vita e ci sono insegnamenti che, se trasmessi con il cuore, rimangono indelebili e tornano puntuali, nelle occasioni importanti del nostro cammino, a ricordarci che se siamo quel che siamo lo dobbiamo anche e soprattutto alle persone che abbiamo incontrato. Di seguito, riportiamo una riflessione della professoressa Cetti Perrone sul mondo della didattica a distanza. Buona lettura!

Che io non sia una nativa digitale è palese, ma da quasi due mesi, per legittimi e importanti motivi, sto svolgendo il mio “lavoro” da casa: niente scuola e nessuna lezione diretta. Sto vivendo una sorta di legge del contrappasso: l’utilizzo quotidiano del computer per svolgere la didattica a distanza. Io, che sono un poco “sciarriata” (latinismo! litigata per chi non conoscesse il termine!) con la tecnologia, mi sono dovuta “attrezzare” per interagire con i miei ragazzi in maniera virtuale… Qualcuno ha pensato ad un prolungato “periodo di vacanza” (cit.), ma dove sta la vacanza? Si è in vacanza se si è liberi di andare dove si vuole, di fare ciò che ci aggrada di più. Le vacanze coatte non mi piacciono… E poi, a me mancano i sorrisi dei miei ragazzi, le battute di spirito, anche le litigate e, perché no, anche i rimproveri. Ma cosa ci può essere di più bello di un momento di serenità vissuto con la spensieratezza e la freschezza della gioventù?

Didattica a distanza: ne conoscevo l’esistenza, ma, forse perché sono “giurassica”, fino ad ora, ho preferito lavorare “sul campo”. Mi sono ritrovata, da un momento all’altro, come altri colleghi, a dover stravolgere il modo di insegnare. Giuro(!) ce la sto mettendo tutta, anche con l’ausilio di colleghi e la comprensione dei miei ragazzi, ma si fatica! Guardando poi su Facebook, continuano a suggerire tante di quelle cose da confondermi ancora di più! Ho trascorso e continuo ancora oggi a trascorrere molti pomeriggi a leggere i compiti inviati dai  miei alunni, a volte con grafie non proprio comprensibili! Ma con dedizione cerco di dare il meglio. Sento e vedo i miei ragazzi (la ripetizione è d’obbligo!), cerco di far sentire la mia presenza, tentando anche di strappare qualche sorriso, ma fondamentalmente faccio comprendere loro che io ci sono e che non è tanto importante una lezione di italiano o di latino, ma sapere che la loro prof. c’è, soprattutto dal punto di vista emotivo. Già, perché in questo momento di particolare caos, tutti insieme, insegnanti, alunni e genitori, dobbiamo cercare di unire le nostre forze, per uscire da questo particolare momento di sofferenza. Finirà e saremo più forti di prima, con il desiderio di stare insieme e forse apprezzare un po’ di più chi giornalmente ci sta accanto.

Non so perché, ma questo periodo che stiamo vivendo mi fa pensare all’operetta morale di Leopardi “Dialogo della natura e di un islandese“. Tutti vorremmo trovarci in posti dove si potrebbe stare al sicuro, ma purtroppo nessun luogo lo è. L’unica cosa che si può fare in questo periodo, sempre come diceva il saggio Leopardi, è riunirci in una “solidal catena“, cercando di essere oculati e quanto più possibile rimanere a casa. So che è tanto difficile e io non sono “immune” dal vivere questo disagio, soprattutto quando a casa non ci sono molte persone con cui condividere la giornata. Per fortuna, ci vengono in aiuto i mezzi tecnologici (tanto criticati e demonizzati alle volte!), che diventano i nostri alleati in questo momento di disorientamento e di preoccupazione.

I giovani, forse involontariamente, riescono a dare un “tocco di cambiamento” alle nostre giornate. In queste ultime settimane, sono riuscita a vedere e sentire quasi tutti i miei ragazzi e proprio questo mi ha ridato la carica e l’entusiasmo. E’ bello vederli con le loro “facciuzze” (termine usato affettuosamente) assonnate, con la loro reticenza a farsi vedere e sentire. Io cerco di dare un’immagine che non sia quella di una “casalinga disperata!”. Metto anche un filo di rossetto, non sto in tuta o altro abbigliamento. I ragazzi non devono vederci sciatti o improvvisati. Già ce n’è tanta di improvvisazione! Noi, comunque ci “mettiamo la faccia” (in tutti i sensi!), diamo ciò che possiamo, con la professionalità e l’amore che ci contraddistingue. Devo confessare che c’è stato un momento di commozione, che ho cercato di non far notare, quando un mio alunno ha chiesto di suonare con la chitarra una canzone con parole inventate da lui… Bellissimo!

Io cerco di fare lezione regolarmente, anche se di regolare questa modalità non ha molto. In questo momento, più che mai, abbiamo bisogno anche del sostegno dei nostri ragazzi. Non dobbiamo essere solo noi a supportare loro ma, adesso, si ha bisogno ancor di più gli uni degli altri vicendevolmente…

Alcune parole ascoltate alla tv mi hanno dato spunto per una riflessione: siamo come Dante all’inizio de “l’erta” nel primo canto dell’Inferno (nella selva oscura= coronavirus), ma alla fine, nell’ultimo verso dell’ultimo canto il sommo poeta scrive: “…uscimmo a riveder le stelle“…

E noi, dopo questo momento di particolare sofferenza, usciremo più forti di prima… Una cosa è sicura: siamo rimasti in casa con i maglioni e quando finalmente saremo liberi di uscire senza vincoli di sorta (perché voglio credere che finirà presto), avremo maniche corte e vestiti leggeri!! Guardiamo al domani con positività, perché i sacrifici di ora saranno ripagati abbondantemente.

Io devo essere sincera: in molti inneggiano alla DaD (Didattica a Distanza) come la didattica del futuro, ma io non smetterò mai di illudermi che la vera didattica è quella “sul campo“, quando riesco ad emozionarmi e ad educare alle emozioni e ai sentimenti. Sono ancorata ad una scuola stantìa e superata? Pazienza. “Sono attaccata”, idealisticamente, alla scuola non solo del sapere, ma alla scuola che insegna anche ad amare. Ciò che di bello ho letto nelle riflessioni che ho lasciato da scrivere (non ho assegnato solo analisi del testo!) è stato il comune pensiero: quasi tutti in questa “reclusione coatta” hanno riscoperto il valore della famiglia… E, a questo punto, per me loro, che stanno dimostrando tanta maturità, sono già dei vincenti. Io dico GRAZIE ai miei ragazzi perché, forse non lo sanno, anche loro danno un senso alle mie giornate.

Prof.ssa Cetti Perrone

Liceo Scientifico “G.Galilei”

Spadafora

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