Una fotografia delle ferrovie siciliane

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A firma di Giosuè Malaponti, Presidente del Comitato Pendolari Siciliani – Ciufer, giorno 13 dicembre è stato pubblicato un documento riepilogativo della qualità del servizio ferroviario siciliano, tenendo in considerazione dati raccolti sulle tratte Messina-Catania-Siracusa, Catania-Caltagirone-Gela, S. Agata Militello-Messina, Trapani-Palermo  e Ragusa nel bimestre ottobre-novembre 2019.

Inizialmente si sono sottolineati i primi successi che si sono riscossi in anni precedenti (2002-2004), con l’acquisizione di treni “Minuetto”, per aumentare il numero di corse e favorire una maggiore puntualità del servizio, a cui si sono aggiunti a fine 2016 sei treni Jazz.

Tuttavia viene rivelato come negli ultimi anni il trasporto ferroviario siciliano abbia subito delle serie criticità, considerando le zone che potremmo definire periferiche, come Siracusa, Ragusa, Modica, Gela, Caltanissetta, Caltagirone, Alcamo-Trapani Via Milo, contrariamente a quanto previsto dai Contratti di Servizio, che tutte le regioni, Sicilia a parte, hanno posto in essere a partire dal 2009.

Con il Contratto di Servizio, l’impresa erogatrice del servizio si impegna a fornire una determinata quantità di treni per chilometro e a rispettare relativi indici di qualità. Allo stesso modo, l’amministrazione regionale si impegna a versare un corrispettivo economico per l’erogazione dei servizi prestati.

Alcune regioni, secondo quanto rilevato nel documento, sono state in grado di reinvestire somme acquisite dalle sanzioni – risultate dalla mancata rispondenza delle imprese di trasporti alla lettera del Contratto – nel servizio diretto, con rimborsi sotto forma di bonus da restituire agli abbonati.

I successivi dati raccolti riguardano la puntualità ed il ritardo nelle corse con una percentuale di treni in orario (quindi con ritardi inferiori ai 5 minuti) che raggiunge una media di 81,3%, con un massimo registrato sulla tratta Palermo-Trapani (90%), seguita dalla Messina-S. Agata (87,9%) e dalla Messina-Palermo (86,4%). Il minimo viene invece registrato con il 38,5% sulla Ragusa-Caltanissetta, che cresce ad un 47,9% sulla Catania-Caltagirone.

Per i ritardi superiore a 5 o 10 minuti, la media è di 18,7% (>5 min.) e 12,5% (>10 min.), che trovano un picco nella Ragusa-Caltanissetta con il 61,5% (>5 min.) e 52,5% (>10 min.), seguito dalla Catania-Caltagirone con il 52,1% (>5 min.) e il 40% (>10 min.), e dalla Siracusa-Ragusa-Gela con il 38,3% (>5 min.) e il 31,6% (>10 min.).

Il numero dei treni cancellati è un chiaro segnale di come le tratte più penalizzate nel trasporto ferroviario siciliano siano ancora una volta quelle lontane dalle tratte Palermo-Messina-Catania, infatti si sono calcolate 9.492 corse soppresse sulla tratta Siracusa-Ragusa-Gela, 5.642 sulla Modica-Ragusa-Caltanissetta e 5.492 sulla Palermo-Trapani, abbassandosi drasticamente sulla Catania-Palermo con 3.994 soppressioni e 3.269 sulla Messina-Catania-Siracusa.

Sembra quindi che le disparità non dividano soltanto le regioni settentrionali (generalmente nella parte alta delle classifiche italiane per qualità dei servizi) dal Meridione, ma anche all’interno di una Regione meridionale come la Sicilia si notano discrepanze tra aree che sono maggiormente interessate dalle corse ferroviarie e quelle che invece riscontrano servizi di qualità inferiore.

Indubbiamente i centri economici propulsivi dell’economia siciliana si concentrano nelle grandi città (Palermo, Catania), con Messina che si trova a metà strada tra le due e rappresenta le porte della Sicilia da e verso il continente. Non si può escludere che i numeri contenuti nel documento del Comitato Pendolari Siciliani siano diretta conseguenza della continua emorragia di popolazione che emigra dalla Sicilia, con numeri molto più sensibili nelle zone meno interessate da un certo dinamismo economico. Questo influisce sulla qualità e sulla sostenibilità degli stessi servizi, che potrebbero rappresentare non più fonte di profitto a fronte di erogazione di servizi con controprestazioni in pagamento di titoli di viaggio, ma solo una perdita che non risponderebbe a normali logiche di mercato.

La qualità dei servizi ferroviari (o dei servizi in generale) e il loro mantenimento sarebbe quindi direttamente correlata alla demografia dei territori a cui questi servizi sono indirizzati, all’attività a cui sono dediti i membri di una comunità e alla soddisfazione di interessi che possano dirsi veramente diffusi e sentiti.

Certamente, l’abbassamento di qualità dei servizi e sempre più numerose disfunzioni saranno una conseguenza fisiologica della crisi economica e demografica che, se non si correrà ai ripari, affliggerà sempre di più le isole e il Meridione d’Italia in generale. Solo ridando nuova linfa vitale alle attività produttive e innescando un circolo virtuoso, per cui gli investimenti torneranno a rinvigorire il tessuto economico siciliano anche nelle zone più periferiche della Sicilia, sarà possibile avere tutti i requisiti per portare avanti battaglie e istanze, aprire tavoli tecnici e dialoghi tra consumatori, istituzioni e imprese di trasporti, per predisporre tutto il necessario a potenziare il comparto infrastrutturale e dei trasporti, anche nelle zone che attualmente sembrano, tragicamente, tagliate fuori dalle principali assi di comunicazione.

Antonino Mangano

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